Bella mi' Pisa ...

Mi garba scrive' in Pisano. E' la mi' lingua e quando la parlo sto dimorto bene, come un muggine a Bocca d'Arno quando passano le cèe ...

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Località: Pisa, Italy
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19 giugno 2006

Clara e Pilade - (Discorsi)

Prefazione

Per queste vicende in vernacolo Pisano ho preso come personaggi Clara e Pilade. Quanto narrato in queste vicende 'un c'ha nulla a che vede' (o guasi) con Clara e Pilade, quelli veri. Nella realtà Clara e Pilade erano du’ simpatici e anziani coniugi che abitavano sullo stesso pianerottolo della mi’ nonna, ne’ piazzali a Portallucca. Mi ‘onoscevano da quand’ero nato e spesso da piccino l’andavo a trova’ e loro, per intrattenemmi un gocciolino, mi facevano vede’ quelle po’e cose che c’avevano in casa: a parti’ da una vecchia radio a varvole, grande come un mobilino (anzi era proprio un mobilino) e che segnalava la buona sintonizzazione tramite “l’occhiolino” (una specie di bottoncino trasparente che diventava sempre più scuro a mano a mano che perfezionavi la sintonizzazione) per fini’ con l’immagine luminosa della Madonna che prega, attaccata alla parete. Ormai Clara e Pilade hanno lasciato la residenza terrena da parecchi anni, ma quando vado a trova’ la mi’ nonna, e arrivo sotto la finestra di Clara, m’aspetto sempre di vedella sbua’ dietro ir vetro per salutammi.


I - Discorsi

C. – Bah, o Pilade, è questa vi l’ora d’arzassi ?

P. – O Clara, la voi sape’ l’urtima ?

C. – Vai, ora ne tira un’artra !

P. – Via, ‘un fa' tanto la scorbutia, lassami parla’. Quando t’arzi cor buo a rovescio, faresti passa’ la voglia di discorre anc'alle putinde.

C. – Gua’, proprio perché siei te eh … artrimenti …

P. – Ovvia, semafero verde …

C. – Allora nisba ! A me semafero ‘un mi c’ha chiamato mai nissuno …

P. – Facevo per di’ … O Clara, ma la fai un po’po’ finita e ti metti a sede’, che mi fai veni’ ir palletio a vedetti anda’ avanti e ‘ndietro com’un lampadario sporverato !

C. – Allora … 'osa mi volevi di’ ? Moveti, c’ho da fa’ !

P. – Ti volevo di’ … ti volevo di’ … Ecco, lo sapevo, me l’hai fatto passa’ di mente, nata e poi da 'n sei. La prossima vorta ‘he ti devo di’ quarcosa, lo sai ‘sa faccio ? Ti mando un ber biglietto e così te lo leggi ‘on comodo, mentre io … vado ar barre !

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